mercoledì 2 aprile 2014

Her - Lei di Spike Jonze


Devo ammettere di non essere un conoscitore di Spike Jonze. So che viene dal mondo dei video musicali e dei corti e so chi ha relizzato pellicole del calibro di "Essere John Malkovich" e "Il ladro di orchidee" ma purtroppo non ho mai visto un suo lavoro. E' quindi con una certa curiosità che mi sono avvicinato ad "Her", pellicola vincitrice di molti premi tra cui l'Oscar e il Golden Globe per la miglior sceneggiatura originale. Non proprio riconoscimenti di poco conto.
In un futuro molto prossimo, in una città a metà tra Los Angeles e Tokyo, la tecnologia ha compiuto notevoli passi in avanti. Theodore Twombly si guadagna da vivere come scrittore - o meglio dettatore - di lettere d'amore, aiutando fidanzati, mariti e famigliari a esprimere affetto per i loro cari. E' un uomo solo ed introverso che non si è mai ripreso dalla separazioni con la moglie, a cui ha dedicato tutto l'amore di cui era capace. Per tale motivo non riesce ad instaurare alcun rapporto serio e duraturo con una donna. La sua vita cambia radicalmente quando viene lanciato un nuovo sistema operativo, dotato di una IA avanzatissima, in grado di interfacciarsi attivamente con l'utente, di seguirlo nella vita di tutti i giorni e forse di essere qualcosa di più.
E' raro vedere soddisfatte le proprie aspettative, specie quando sono alte. Eppure ogni tanto succede e sono felice di dire che "Her" è proprio uno di questi casi. Un riuscito mix di dramma e commedia in chiave romantico-fantascientifica, messo in scena con sapienza ed interpretato a meraviglia da un grande Joaquin Phoenix che regge praticamente da solo la scena per oltre due ore.
A chiunque osservi il film anche solo con superficialità non potrà sfuggire come l'intera vicenda sia lo specchio della deriva della nostra generazione, dove gli smartphone sono parte integrante e necessaria della nostra vita, dove i social network hanno sostituito le amicizie, dove i rapporti umani veri diminuiscono sempre di più. E in questo contesto l'amore tra un uomo e una macchina non sembra più così strano. E la società stessa sembra approvarlo senza problemi. La scena che si svolge all'esterno della metropolitana in questo caso è emblematica: le persone salgono e scendono le scale senza prestare attenzione a chi hanno di fianco, tutti con gli occhi chini sullo schermo del proprio dispositivo, dialogando con la propria IA come se il mondo esterno fosse un semplice sfondo senza importanza. Mondo esterno peraltro reso in maniera molto convincente, futuristico ma allo stesso tempo simile alle architetture più moderne, a testimonianza di quando l'intera vicenda sia collegata a noi. Almeno una citazione la merita anche la fotografia, ricca di colori caldi e vivaci, quasi che - come qualcuno ha giustamente detto - siano stati applicati i filtri di Instagram all'intero materiale girato.
Per una serie di rarissime di congiunzioni astrali, unite al premio ricevuto al festival di Roma (miglior attrice a Scarlett Johansson), in alcuni cinema italiani il film è stato distribuito in lingua originale. Partendo dal presupposto che ogni film straniero dovrebbe essere visto nella lingua in cui è girato e rendondomi perfettamente conto che questo non è sempre possibile, consiglio a tutti di sfruttare questa occasione, anche solo per gustare la voce di Scarlett Johansson, a mio parere assolutamente perfetta, dotata tra l'altro di una sensualità a dir poco strepitosa.

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