sabato 20 luglio 2013

World War Z di M. Forster.

 
Ad essere sinceri non avevo grosse aspettative per questo film. Malgrado il gran dispendio di denaro in pubblicità e promozioni e malgrado gli incassi di tutto rispetto, non ho mai sentito il bisogno compulsivo di vederlo (a differenza di pellicole come "Prometheus", per dirne una). Ed è per questo che la mia recensione giunge con qualche settimana di ritardo rispetto all'uscita nelle sale.
Gerry Lane (B. Pitt) è un ex impiegato delle Nazioni Unite, ritiratosi a vita privata per stare insieme alla propria famiglia. Vive a Philadelpia e si trova proprio in una delle sue strade quando scoppia il caos: un mordo non identificato sta contagiando la popolazione tramutandola in famelici zombie. Zombie che non esitano ad attaccare gli esseri umani. Gerry riesce a raggiungere insieme alla propria famiglia la salvezza su di una nave del governo ma dovrà immediatamente tornare in servizio per trovare una soluzione al contagio mondiale.
Insomma. Non posso negare di essermi divertito per due ore piene e che la noia non mi abbia sfiorato neppure per un secondo ma diversi sono gli aspetti che destano più di una perplessità e che di fatto rovianano quello che poteva più di un film sufficiente. Primo fra tutti la sceneggiatura: non conosco il romanzo da cui è tratta quindi non so se il problema risieda alla radice (anche se non credo) ma... quante forzature e buchi! Se non ho disprezzato affatto - cosa che invece molti hanno fatto - trovate come il decimo uomo, è impossibile non rimanere basiti di fronte alla fortunosa fuga della famiglia dall'orda di zombi: nemmeno un graffio, sopravvissuti che consigliano medicine per l'asma, persone barricate in casa che vengono attaccate un secondo dopo che i protagnisti se ne son andati, sangue infetto ingerito senza alcuna conseguenza. E anche proseguendo con la pellicola la situazione non migliora. L'attacco ad Israele e l'incidente aereo - che nomino senza entrare nei dettagli per ragioni di spoiler - credo che siano l'apice. Ora, va bene la sospensione dell'incredulità ma queste sono forzature belle e buone. Senza contare poi che tutta la vicenda è pervasa da un buonismo a tratti irritante e che mi ricorda un po' lo Spielberg de "La Guerra dei Mondi".
C'è poi il discorso zombie: ora io non sono uno di quei fanatici che ritengono che lo zombie sia solo quello di Romero e che ritengono una bestemmia se questi superi i 5km/h ma quelli di WWZ non sono non-morti. Chiamateli infetti, rabbiosi o in qualunque altro modo ("28 Giorni Dopo"?) ma definirli zombie proprio no. Anche qui però non so se il problema risiede nel libro oppure se è il passaggio nel mondo del cinema il responsabile.
Come ho già detto e nonostante tutto quello che ho appena scritto, il film risulta piacevole. La storia tra alti e bassi si lascia seguire e regala alcuni passaggi molto riusciti, come quello ambientato nel centro medico in Scozia. Visivamente poi è molto valido: penso soprattutto alle inquadrature dall'alto quando il morbo inizia a diffondersi oppure quando gli zombie attaccano il muro eretto da Israele, molto efficaci nel rendere rispettivamente lo scoppio del caos e la ferocia degli infetti.
In definitiva credo che era lecito attendersi di più. Anche le mie basse aspettative infatti non sono state soddisfatte a pieno. I difetti ci sono, alcuni sono grossolani e neppure lo spettatore meno attento non potrà che notarne la presenza. E nonostante ciò, io credo che un'occhiata - magari aspettando il suo passaggio su Sky - la meriti.