sabato 5 ottobre 2013

Bling Ring di S. Coppola.


Devo ammettere che ho apprezzato tutti i - pochi - film realizzati da Sofia Coppola sino ad ora. Se questo è facile farlo con quella perla di "Lost in Translation", è invece più difficile con il tanto bistrattato "Marie Antoinette". In quest'ultimo, seppur in misura minore, le qualità e i tratti distintivi della regista ci sono comunque e nel complesso non sono rimasto deluso. Diverso è il discorso invece per "Somewhere", bellissimo film che purtroppo in molti non hanno saputo (potuto?) apprezzare. Tutto questo per dire che Sofia Coppola mi piace e che, incurante delle critiche, avevo grandi aspettative per il suo "Blind Ring".
Ispirato all'articolo "The Suspects Wore Louboutins" di Nancy Jo Sales, il film racconta la vera storia della banda di cinque adolescenti - ribattezzata dai media americani "The Bling Ring" - che negli scorsi anni ha messo a segno una serie di colpi tra le colline di Hollywood. Tra le loro vittime figurano VIP dello star system americano del calibro di Orlando Bloom, Paris Hilton e Lindsay Lohan. Il totale delle loro rapine è stato stimato nell'ordine dei 3 milioni di dollari in beni di lusso.
La prima cosa che stupisce di questo film è l'inverosimiglianza della vicenda. Non nego che la vita nella Hollywood per bene sia quasi del tutto priva di rischi ma fatico a credere che bolidi da migliaia e migliaia di dollari siano parcheggiati lungo la strada con portiere aperte, cruscotti contenenti portafogli pieni di contante e sacchetti di cocaiana; che Paris Hilton lasci le chiavi di casa sotto lo zerbino e che non si accorga dei continui furti perpetrati ai suoi danni; che una famiglia parta per la Giamaica lasciando aperte alcune porte della propria casa. Forse è vero che i ragazzi non abbiano mai spaccato un vetro ma alcuni passaggi del film paiono del tutto inverosimili.
Ma questo in qualche modo si può accettare. Il fulcro della pellicola non è certo quello. La volontà della Coppola rimane la medesima di altri suoi film: raccontare delle vicende reali nel modo più neutrale possibili, senza perdersi in inutili giudizi personali o cercando possibili cause e/o conseguenze. Ecco quindi che lo spazio è tutto lasciato a questi giovani corrotti dal fascino del già citato star system, vittime (quasi) inconsapevoli di una società che adora falsi idoli dorati, in cui, per citare il sottotitolo italiano di una riuscita commedia americana di qualche anno fa, 'Se non ci sei, non esisti'. Il loro unico modo di vivere, tra genitori assenti e/o ingenui, è di farsi notare dagli altri, magari ricalcando i comportamenti più disdicevoli dei propri miti, magari inseguendo sogni senza averne le capacità. Ecco quindi i continui scatti postati su Facebook, per dimostrare di esserci, di saperci fare. E, nonostante (o proprio per?) le discutibili azioni di cui si rendono protagonisti, ecco che i loro coetani li ammirano e aprono fan club virtuali per sostenerli. Una tristezza inaudita che però ben ricalca la situazione della società moderna.
A questo punto parrebbe che il film sia riuscito. Purtroppo però il modo in cui i fatti vengono narrati è del tutto anonimo e privo dello stile che da sempre caratterizza le pellicole della regista. Un paio di scene degne di nota (tra cui il furto nella casa a specchi girato in un unico piano sequenza) su quasi 90 minuti di durata totale sono davvero poche. Il resto è girato in maniera piatta, quasi senza voglia.
E a questo aggiungiamo poi il terribile cast, la cui punta di diamante avrebbe dovuto essere Emma Watson. Dico avrebbe perchél'unica parola con cui si può definire la sua prova è atroce.Non che il resto raggiunga la sufficienza del resto. Riponevo qualche speranza in Taissa Farmiga, dopo averla apprezzata nella prima stagione di "American Horro Story" ( e aver sperata che la sorella Vera le avesse passato un po' di talento), ma anche qui le mie aspettative sono state disattese.
In altre parole "Bling Ring" manca di un'anima, quella che Sofia Coppola ha saputo spientemente inserire nei suoi film precedenti e che l'ha resa un'affermata regista. Un netto passo falso quindi, che si spera sia presto dimenticato con il prossimo lavoro.