sabato 13 aprile 2013

Come un Tuono di D. Cianfrance.


La mia probabilmente rimarrà una crociata contro i mulini a vento ma... Se il titolo originale del film è "The Place Beyond the Pines" non è possibile intitolarlo "Come un tuono" solo perché fa figo (leggi 'attira i patiti di motori', complice anche l'ingannevole trailer) e/o un personaggio pronuncia le tre parole. Chiusa parentesi.
Luke è un giovane che lavora in un parco divertimenti itineranre come stuntman. Il suo numero è il cerchio della morte insieme alla sua moto. Una sera, dopo la sua esibizione, incontra la sua vecchia fiamma Romina da cui viene presto a sapere di aver avuto un figlio. Per dare un futuro al piccolo, lascia il suo lavoro ed inizia a rapinare banche con un certo successo. Fino a quando la sua strada si incrocia con quella dell'agente di polizia Avery Cross.
Comincio col dire che le righe che avete appena letto sulla trama sono solo un accenno a quello di cui tratta la pellicola. Spendere qualche parola in più però comporterebbe rovinare a chiunque non abbia visto il film buona parte del divertimento, nonostante i circa 140 minuti di durata. 140 minuti che, malgrado quanto vi apprestiate a leggere non mi hanno in alcun modo annoiato. Il film ha più di un problema qua e là ma non ho mai sentito il bisogno di guardare l'orologio. Ma andiamo con ordine.
"Come un tuono" è diviso in tre parti ben distinte, ognuno resa in maniera diversa. I primi 40/50 minuti sono davvero ben riusciti: ritmo e regia frenetici, personaggi ben caratterizzati e una sceneggiatura magari non molto originale ma comunque piacevole. Qui molto è fatto da R. Gosling che, dopo "Drive" (molti i richiami al suo protagonista), offre l'ennesima grande prova; il suo destreggiarsi tra neo padre desideroso di ricostruirsi una famiglia e spietato rapinatore di banche ha davvero dell'incredibile. Al suo fianco c'è una E. Mendes decisamente meno sensuale del solito (si pensi ad esempio a "Last Night") ma piuttosto credibile nei panni della ragazza-madre disposta a tutto per la sua famiglia ma ancora affascinata da Luke. Anche la regia offre alcuni passaggi degni di nota come la corsa in moto in mezzo agli alberi. Poi le cose cambiano in modo piuttosto radicale: da dramma con forti tinte action si passa ad un dramma interiore dove sale in cattedra un B. Cooper tutto sommato discreto ma che non riesce in alcun modo a tenere testa a R. Gosling. La differenza tra le due parti è piuttosto netta e all'inizio si fa un po' fatica ad accettare questo brusco cambio di ritmo. Senza contare poi che il tema dell'elaborazione del dolore (indiretto in questo caso) non è reso in maniera proprio perfetta. E il motivo di questo è da ricercare in un difetto che contraddistingue tutto il film, ma che nella prima parte si nota meno, ovvero la pessima resa di alcuni passaggi. Andando più nello specifico sto parlando di scene fondamentali trattate con troppa leggerezza, discutibile prese di posizione da parte di alcuni personaggi e bruschi cambi di idee dei protagonisti. E questo lo si nota ancora di più nella terza parte, che assume i connotati di racconto di formazione. A questo problema si aggiunge poi un finale che mi ha lasciato piuttosto perplesso: come ha detto qualcuno, un massacro alla "The departed" mi sarebbe sembrato più che giusto. Ma non dico altro. Chi vedrà o ha visto, capirà.
Dopo tutta questo discorso, la risposta alla domanda 'Ma allora lo vado a vedere o no?' è sì. Come avete appena letto, i difetti ci sono. Alcuni gravi, alcuni meno. Ma nel complesso credo che un'occhiata la meriti senza ombra di dubbio. Se non altro per ammirare uno degli attori più interessanti che ci sono in circolazione in questo periodo.