sabato 5 aprile 2014

Captain America: The Winter Soldier di Anthony e Joe Russo


Il primo episodio di Capitan America mi era piaciuto: onesto film di intrattenimento che aveva tutto quello che un fan di Steve Rogers - come il sottoscritto - poteva desiderare. Il periodo era quello della Seconda Guerra Mondiale, la minaccia era la Germania nazista e questo ha forse permesso che anche gente non avvezza al mondo dei supereroi potesse apprezzare la pellicola. Dopo la non disprezzabile parentesi di "The Avengers", Cap ha finalmente il suo secondo film. In questo caso la direzione èstata affidata ai fratelli Russo, due perfetti sconosciuto a livello assoluto e non solo ai Marvel-fan. E, visto il risultato ottenuto e paragonandolo ai film di Iron Man o di Thor, il lavoro svolto è senz'altro ancora più apprezzabile. Perchè, lo dico subito, "The Winter Soldier" è una vera e propria bomba.
Dopo i fatti di New York narrati nel già citato "The Avengers", lo Shield ha deciso di adottare delle contromisure. Per questo è stato istitutito il progetto Insight, che prevede l'utilizzo di tre giganteschi helicarrier con il compito di sorvolare il globo ed eliminare preventivamente le minacce terroristiche. Proprio quando tale progetto è pronto al lancio, Nick Fury viene attaccato, lo Shield compromesso e Cap America e la Vedova Nera divengono i ricercati numero uno. Sulle loro tracce viene spedito lo spietato e infallibile killer chiamato Soldato d'Inverno.
Che fosse l'ennesimo film campione di incassi era scontato. Così come l'enorme successo di pubblico che sta ottenendo. La larga approvazione da parte della critica invece è una cosa che sinceramente non mi aspettavo. Al termine della visione però non può essere che così. Si tratta di una delle migliori trasposizione cinematografiche da fumetto, sia per qualità della sceneggiatura sia per la fedeltà alla fonte. Ci sono diverse cose che sono state cambiate - come è giusto che sia - ma da lettore accanito delle avventure di Cap non posso che ritenermi soddisfatto. Al posto dell'ennesima buffonata che non si prende sul serio nemmeno nelle scene più tragiche, infarcita di battutine da cabaret e grossolane esagerazioni (qui Iron Man regna incotrastato), il taglio dato a "The Winter Soldier" è decisamente più serio: più che il classico action movie, il film può essere a tratti considerato una spy-story che richiama, come qualcuno ha giustamente ricordato, i mai troppo lodati film di Jason Bourne, specialmente quelli diretti dal grande Paul Greengrass. La scena inziale dell'attacco alla nave sotto questo aspetto è da manuale. Il tono è più consono al dramma che alla commedia e per una volta i cattivi sono veramente cattivi, le loro azioni hanno seriamente delle conseguenza e i loro ideali sono credibile e diversi dal classico "Annientiamo l'umanità intera! Saremo i nuovi tiranni!". Anche la decisione di affiancare Cap dalla Vedova Nera non poteva essere più azzeccata. Verso il finale entra in gioco anche Falcon e il ritmo si fa più da action movie, sino all'immancabile battaglia finale in cui a farla da padroni sono gli effetti speciali, con esplosioni colossali e botte da orbi. Ma questo da un prodotto Marvel più che aspettarselo è giusto pretenderlo. Oltre al fatto che è la giusta conclusione di un struttura molto ben congegnata. Sul fronte dei personaggi, oltre a quelli citati, è giusto ricordare Alexander Pierce, interpretato dall'icona Robert Redford, e ovviamente il Soldato d'Inverno, la nemesi perfetta di Cap.
In conclusione non posso che consigliare a tutti di dedicare due ore alla visione di questo nuovo film Marvel, sicuro che ne rimarrete pienamente soddisfatti quanto me. Finalmente!

Ricordo che ci sono due scene extra alla fine. Non andatevene via sino al termine dei titoli di coda!

mercoledì 2 aprile 2014

Her - Lei di Spike Jonze


Devo ammettere di non essere un conoscitore di Spike Jonze. So che viene dal mondo dei video musicali e dei corti e so chi ha relizzato pellicole del calibro di "Essere John Malkovich" e "Il ladro di orchidee" ma purtroppo non ho mai visto un suo lavoro. E' quindi con una certa curiosità che mi sono avvicinato ad "Her", pellicola vincitrice di molti premi tra cui l'Oscar e il Golden Globe per la miglior sceneggiatura originale. Non proprio riconoscimenti di poco conto.
In un futuro molto prossimo, in una città a metà tra Los Angeles e Tokyo, la tecnologia ha compiuto notevoli passi in avanti. Theodore Twombly si guadagna da vivere come scrittore - o meglio dettatore - di lettere d'amore, aiutando fidanzati, mariti e famigliari a esprimere affetto per i loro cari. E' un uomo solo ed introverso che non si è mai ripreso dalla separazioni con la moglie, a cui ha dedicato tutto l'amore di cui era capace. Per tale motivo non riesce ad instaurare alcun rapporto serio e duraturo con una donna. La sua vita cambia radicalmente quando viene lanciato un nuovo sistema operativo, dotato di una IA avanzatissima, in grado di interfacciarsi attivamente con l'utente, di seguirlo nella vita di tutti i giorni e forse di essere qualcosa di più.
E' raro vedere soddisfatte le proprie aspettative, specie quando sono alte. Eppure ogni tanto succede e sono felice di dire che "Her" è proprio uno di questi casi. Un riuscito mix di dramma e commedia in chiave romantico-fantascientifica, messo in scena con sapienza ed interpretato a meraviglia da un grande Joaquin Phoenix che regge praticamente da solo la scena per oltre due ore.
A chiunque osservi il film anche solo con superficialità non potrà sfuggire come l'intera vicenda sia lo specchio della deriva della nostra generazione, dove gli smartphone sono parte integrante e necessaria della nostra vita, dove i social network hanno sostituito le amicizie, dove i rapporti umani veri diminuiscono sempre di più. E in questo contesto l'amore tra un uomo e una macchina non sembra più così strano. E la società stessa sembra approvarlo senza problemi. La scena che si svolge all'esterno della metropolitana in questo caso è emblematica: le persone salgono e scendono le scale senza prestare attenzione a chi hanno di fianco, tutti con gli occhi chini sullo schermo del proprio dispositivo, dialogando con la propria IA come se il mondo esterno fosse un semplice sfondo senza importanza. Mondo esterno peraltro reso in maniera molto convincente, futuristico ma allo stesso tempo simile alle architetture più moderne, a testimonianza di quando l'intera vicenda sia collegata a noi. Almeno una citazione la merita anche la fotografia, ricca di colori caldi e vivaci, quasi che - come qualcuno ha giustamente detto - siano stati applicati i filtri di Instagram all'intero materiale girato.
Per una serie di rarissime di congiunzioni astrali, unite al premio ricevuto al festival di Roma (miglior attrice a Scarlett Johansson), in alcuni cinema italiani il film è stato distribuito in lingua originale. Partendo dal presupposto che ogni film straniero dovrebbe essere visto nella lingua in cui è girato e rendondomi perfettamente conto che questo non è sempre possibile, consiglio a tutti di sfruttare questa occasione, anche solo per gustare la voce di Scarlett Johansson, a mio parere assolutamente perfetta, dotata tra l'altro di una sensualità a dir poco strepitosa.